Il patron del Napoli ha tenuto nel pomeriggio di oggi una conferenza al Konami Center in cui ha affrontato, in prima persona, le polemiche che hanno riguardato la squadra e il tema del possibile cambio di allenatore. Di seguito un estratto di quanto dichiarato nell’incontro:
“Dopo la sconfitta con la Fiorentina ho letto di tutto e di più. Chiaramente, nella vita, uno deve poter valutare e avere dei dubbi sul proprio operato, tant’è che ho anche sentenziato “Me ne assumo tutte le responsabilità, se c’è qualche errore è stato fatto da me perché le scelte di quest’estate sono state valutate da me e realizzate da me, ovviamente, con la collaborazione dei miei nuovi sostituti di Cristiano Giuntoli”.
Cambiare un allenatore è però sempre traumatico: primo, perché non ci stanno tutti questi allenatori che possano sposare un 4-3-3 con la linea alta così come fatto prima da Sarri e poi da Spalletti, che ci hanno deliziato con questo gioco; poi anche perché tra l’uscita della seconda stagione di “Carlo Verdone” e il cambio, dopo 28 anni, della mia sede da via XXIV Maggio a Palazzo Bonaparte in poco meno di cinque settimane, mi ha portato via parecchio tempo e presenza. Ora sono tornato e mi sono messo vicino alla squadra, anche per dare una serenità e la certezza che noi ci siamo siamo il Napoli. Quel Napoli che è in Europa da 15 anni unica, squadra italiana. Quindi non è che ogni volta che un cerino incendia un pezzo di carta bisogna gridare “O Dio sta andando a fuoco tutto chiamati i pompieri, anche perché i pompieri siamo noi stessi, che dobbiamo non alimentare le fiamme di un possibile incendio. Per questo, dobbiamo poter decidere con serenità, senza alimentare errori che sono poi figli della fretta.
Poi proseguendo con quanto accaduto alla LUISS, “Ho risposto a un invito che un gruppo di 200 intellettuali e industriali mi aveva fatto due mesi prima di organizzare un evento all’interno della LUISS. Mi avevano detto “guarda Aurelio è una cosa soltanto tra di noi, vieni scegli un tema che potrebbe essere calcio e impresa, non ci sono giornalisti, non c’è nessuna comunicazione all’esterno e scegliamo insieme un moderatore”. Io suggerì il direttore di Repubblica, perché mi conosceva e mi aveva già intervistato.Poi però all’improvviso io mi sono visto proiettate all’esterno delle situazioni che erano “un punto e una virgola” in un compendio di cose importantissime di cui avevamo parlato certo e di cui non ho trovato alcuna traccia nei giornali.”
“Così come sono rimasto in grande imbarazzo quando due anni e mezzo fa, in una riunione come oggi al Grand Hotel di Roma dove vi ho fatto vedere un libro mafia e calcio dove si parlava delle scommesse che si fanno in maniera ortodossa e poco ortodossa. E allora dico, mi si fanno sempre domande un po’ ripetitive, poi quando si tira fuori un argomento come questo non viene mai analizzato e che poi abbiamo visto essere accaduto ultimamente.”
“Non voglio parlare della ludopatia, né voglio parlare dei vizi o dei non vizi o dei troppi soldi che girano in età anagrafiche forse di “minor maturità” ma per quel che mi riguarda sono stato sempre molto, ma molto attento, ad assumere calciatori la cui realtà familiare e la cui provenienza geografica mi assicurava un certo benessere psicologico e una certa tutela. Nella mia vita sono sempre stato molto ligio a tutto ciò che è la legalità da tutti i punti di vista ed è una regola fissa anche nella mia famiglia ed all’interno delle mie società. Per questo faccio anche un’azione di “surveiling” sui nostri ragazzi, che stimiamo e consideriamo tutti per bene e con delle famiglie a posto. Poi è chiaro che la gestione di una ricchezza immediata è un problema, perché non tutti hanno la capacità di saperla gestire e si può essere anche abbagliati se non si ha altri interessi. Difatti per me è molto importante capire se un giocatore, al di là del gioco, nutra altri interessi. Quindi è chiaro che quando un ragazzo di 17-22 anni comincia a disporre di milioni, può essere anche preda di determinate attrazioni.”
Il presidente del Napoli ha quindi allargato il discorso esprimendo la necessità di riflessione su “dove sta andando il calcio italiano e su come sarà possibile portare avanti le 20 società della Serie A” nella considerazione che il calcio italiano, con il passaggio da club a società, “si è trasformato in una industria in un’industria dello sport ma in un’industria atipica perché perché non si possono prevedere i risultati prima dell’inizio dell’attività, proprio come accade nel cinema. Perché in entrambi i casi sono trattati beni immateriali”.
Nel lasciare spazio alle domande, De Laurentiis ha quindi specificato di chiedere di Conte “perché sarebbe un’azione di disturbo, in questo momento … perché il fatto di creare il pettegolezzo, che può trovare poi la sponda nella deprecabile maniacale impresa di demolizione di chi oggi è incaricato di portare avanti l’organizzazione tecnica del Napoli mi infastidisce.”